I falsi amici

Ho sempre trovato interessante quanto il mondo digitale, in apparenza deterministico, sia approssimativo e impreciso nell’uso delle parole e quindi dei significati. Lo è fin dal calco che lo definisce, perché digital significa numerico, essendo digit le cifre.

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Numerico, cioè basato su numeri, anche se su un sistema diverso dal consueto decimale e cioè il binario.

Quasi a bilanciare l’idea di un mondo definibile con soli zero e uno, come se le combinazioni possibili non restituissero comunque tutto il caos della vita, quando passiamo dal codice compreso dai computer a quello usato dagli umani facciamo impallidire l’idea di Babele come posto dove tutti parlano una lingua diversa, perché, pur parlando la stessa lingua, attribuiamo significati diversi alle parole che usiamo. Non nel modo sano e normale in tutte le lingue, cioè la polisemia, ma in modo malato e confuso: più che significati diversi le parole del digitale sembrano avere significati arbitrari.

Uno degli esempi peggiori di questa arbitrarietà è l’uso delle parole community e network come sinonimi, uso estremamente diffuso anche tra le persone più brillanti e intelligenti (per esempio l’autore della vignetta dell’articolo sui social object, Hugh McLeod).

Ora, Babele è stata una punizione: le parole servono per capirsi e invitare a usarle correttamente non è essere pedanti, ma un tentativo di fare ordine ed evitare equivoci. Per me possiamo anche chiamare le community pera e i network mela, l’importante è capire le differenze principali, queste.

  1. Un social network può essere molto ampio e permettere comunque interazioni dirette e temporanee tra tutte le persone presenti. Una community ha un limite naturale di dimensione oltre la quale si auto-organizza in sotto community, sia presenti nello stesso ambiente sia migranti verso altri ambienti.
  2. Nei social network le persone interagiscono con chi già conoscono, direttamente (amici, parenti, colleghi, compagni di classe) e indirettamente (amici di amici etc). Le reti sociali sono il dominio dei FOAF, friend of a friend. Nelle community invece si parla con gli sconosciuti come regola sociale di base: il legame è il social object.
  3. Un social network può essere simmetrico (come il primo Linkedin) o asimmetrico (come Twitter) o entrambi (come Facebook oggi), ma è sempre e comunque gerarchico. C’è chi parla (il post iniziale) e chi legge (i commenti). In una community si è sempre tutti sullo stesso piano, per questo a volte è necessario prevedere una gerarchia esterna (i moderatori). I gruppi su Facebook sono community.
  4. Le regole di ingaggio in un social network sono modellate sulla società tradizionale, quelle nelle community sulla community stessa (e, per quanto arcaica, sulla vecchia netiquette).
  5. I social network subiscono soprattutto i limiti delle piattaforme, le community subiscono i limiti delle persone che ne fanno parte. Entrambi possono autoregolamentarsi, ma hanno difficoltà e tempi diversi nel farlo.
  6. Il problema principale delle community è la tendenza a chiudersi e a chiudere fuori i non iniziati (bonding), il problema principale dei social network è la povertà delle funzioni di conversazione delle piattaforme, che spingono inesorabilmente verso il pulpito e il monologo.
  7. Un’azienda difficilmente potrà imporre un social network, anche solo interno; può ancora benissimo attivare e ospitare una community (magari anche altrove, per esempio su Facebook, in un gruppo).

Come tutte le descrizioni sintetiche, queste sette differenze sono piene di eccezioni, che a noi interessano poco.

Quello che importa è fare sempre attenzione a distinguere i comportamenti dagli strumenti: ormai dire che Facebook è un social network è riduttivo, perché la spinta che Zuckerberg ha dato ai gruppi la sta trasformando in una piattaforma abilitante di community.

Come già detto, le Pagine sono l’ambiente perfetto per farsi scoprire dalle community latenti, i Gruppi per attivarle.

Niente di tutto questo è possibile se non facciamo bene i compiti prima, cioè se non ragioniamo sul social object capace di aggregare persone interessate anche alla nostra offerta.