Nel 2016 Jay Rosen, scrittore, docente universitario, analista dei media, iniziò a lavorare con De Correspondent, la startup giornalistica olandese capace di raggiungere la cifra record di 1,7 milioni di euro con un crowdfunding nei soli Paesi Bassi. Lo ha fatto per una profonda delusione nel giornalismo così come si era palesato.
Due anni dopo l’inizio del lavoro di Rosen con gli olandesi, lo sbarco di The Correspondent – la versione anglofona – negli USA è iniziato ufficialmente con un crowdfunding che bisogna assolutamente seguire, in questi giorni.
Primo: perché la missione è più che nobile.
Secondo: perché quel giornalismo lì è quello che sosteniamo anche qui e quindi, se leggi queste righe, probabilmente interessa anche a te.
Terzo: perché questo crowdfunding è una lezione per molti progetti.
Quarto: perché non sappiamo come andrà a finire!
Gli ingredienti ci sono tutti:
- un caso di successo da cui partire
- una progettazione di due anni
- le idee molto chiare. In due parole:
- giornalismo senza pubblicità
- paghi ciò che puoi
- si basa solo sul sostegno dei membri della membership
- non ci sono metriche (!)
- si fugge dal ciclo delle breaking news
- si coinvolge il pubblico, sia per il sostegno dell’iniziativa sia per il futuro del progetto
- nomi importanti a sostegno
- il sito di supporto del crowdfunding è completamente frictionless, facile da usare, ben disegnato
- tutta la campagna è coerente e fa leva sul tuo desiderio di essere parte di qualcosa e di diffondere questo qualcosa
- tutta la campagna è coerente con l’idea di prodotto che ha The Correspondent
Queste persone si sono prese il tempo che ci voleva: due anni. Per progettare tutto, mettere le fondamenta, avere qualcosa da dire prima, durante e dopo il crowdfunding, che peraltro è ambiziosissimo: 2,2 milioni di dollari o tutto quanto donato fino a questo momento verrà restituito.
Tutto questo è organizzato in modo da non essere mai troppo.
Non hai mai la sensazione che The Correspondent esca dal seminato, nemmeno nel video di presentazione e nelle piccole iniziative per convincerti a diffondere il loro messaggio e il link del crowdfunding.
Ciascun donatore ha un link personalizzato. E se genera altri donatori attraverso quel link può vincere il proprio ritratto realizzato dall’illustratrice della startup. Per il solo fatto di aver donato in questa fase potrà mettere il proprio nome sul muro dei fondatori. E, se le cose andranno bene, potrà ricevere il primo anno di informazione “differente” da parte di questa nuova testata, sicuramente visionaria.
Il sito per il momento ha semplicemente la homepage con le tre sezioni why – what – who (che poi non sono nient’altro che il problema da risolvere, l’azione per risolverlo e le persone che sostengono il progetto), la pagina per le donazioni, quella del “muro dei fondatori” e la pagina you (oltre, naturalmente, alle pagine di servizio, come la pagina FAQ), che si attiva se hai donato. I contenuti a supporto della campagna appaiono sia sul sito sia su Medium.
La cosa fondamentale da capire è che a parte il pezzo celebrativo delle prime giornate di crowdfunding, tutto il resto era già pronto prima (progettato e realizzato prima di andare online, senza fregole, senza emergenza e con coerenza rispetto all’idea di fondo del progetto).
Nonostante tutti questi elementi, non sappiamo se il crowdfunding avrà successo. Per questo va seguito fino in fondo.
Non sappiamo nemmeno se, dopo il crowdfunding, il progetto sopravviverà: quella è, probabilmente, la parte più difficile (anche se nei Paesi Bassi hanno saputo farlo e hanno anche spiegato come). Ma facciamo un passo alla volta.
(AP)