Nel 2010 ho girato due documentari sulla gestione emergenziale del territorio aquilano dopo il terremoto. Uno di questi due documentari si intitola Yes We Camp ed è dal 2010 disponibile gratuitamente in rete. Lo abbiamo caricato anche su Slow News e lo puoi vedere a puntate, qui.
L’altro, invece, si intitola Comando e controllo. Il titolo non è un concentrato di complottismo: mi è stato suggerito dal Dipartimento di Protezione civile di Guido Bertolaso, che a L’Aquila, dopo il terremoto, installa la sua centrale operativa chiamandola, appunto, Direzione di COMAndo e Controllo (Di.Coma.C. per gli amici).
Il primo documentario è una raccolta di testimonianze e storie di persone e di luoghi, quasi mai raccontati dai legacy media. È un diario ed è anche la fase in cui stavo raccogliendo informazioni per poi produrre qualcosa di più strutturato.
Il secondo documentario, invece, è un lavoro che parte da una tesi di fondo: l’idea che a L’Aquila sia stata effettuata sostanzialmente una ricostruzione mediatica, per operare in regime d’emergenza prendendo una serie di scelte definitive sul territorio, per vari scopi (politici, economici), secondo le teorie dello shock e della gestione dello stato d’emergenza che hanno precise . Una tesi che mi premuro di dimostrare con una serie di fatti puntualmente documentati nel film (e in un libro, uscito all’epoca per Aliberti Editore, che si intitolava Protezione Civile SpA). Come se non bastasse, Comando e controllo ha fatto oltre 100 proiezioni in Italia e all’estero. Ha vinto alcuni premi, ha avuto una premiere a New York. Siamo già stati capaci di venderlo una volta, perché si è finanziato con quelle proiezioni, con un crowdfunding e con la vendita dei DVD fatta tramite crowdfunding (era il 2012). Come se non bastasse, è estremamente attuale.
Questa premessa è necessaria non per fare il mio showreel ma per raccontarti la storia di questo fallimento.
Una storia che abbiamo deciso di rendere pubblica senza troppi problemi per i nostri abbonati perché pensiamo che possa essere di valore aggiunto per tutti. È una decisione che abbiamo preso congiuntamente, con tutti gli attori di questo progetto (anche il mio socio Fulvio Nebbia, con cui condivido iK Produzioni, la società che produsse il documentario all’epoca).
Abbiamo pensato di strutturare, in avvicinamento al 6 aprile 2019, il decennale del terremoto, una campagna per promuovere Comando e Controllo e per provare a venderne una proiezione digitale. Sapevamo due cose:
- che il tema sarebbe stato trattato ampiamente dai media mainstream
- che avevamo un contenuto, Comando e controllo, appunto, che risponde a tutti i principi dello slow journalism. È un contenuto pilastro, che ha un valore aggiunto e che è valido ancora oggi, nel 2010
Così, abbiamo caricato su Facebook le 12 puntate di Yes We Camp, integrali. A volte le ho mostrate sul mio profilo Facebook, usando la funzione party Questo ha permesso di generare un pubblico “caldo” che Facebook ti permette di raggiungere con la creazione delle inserzioni: pubblico che ha interagito con un tuo video (o più, naturalmente).
A quel punto, abbiamo proposto a quel pubblico una campagna mirata alla conversione con acquisto del film.
Già che c’eravamo, abbiamo fatto girare altre campagne. Alcune per tutti coloro a cui piace la pagina Facebook di Slow News.
Alcune per un pubblico genericamente interessato alle tematiche relative al terremoto, all’emergenza, al giornalismo d’inchiesta.
Abbiamo fatto girare varie creatività diverse, testandole, per entrambi i tipi di pubblico. Una più “emotiva”, una più strutturata.
Infine, abbiamo proposto in vendita il film a tutti i nostri abbonati, a partire da due giorni prima del decennale, usando le nostre newsletter.
La proposta era quella di entrare in un gruppo chiuso su Facebook da cui vedere il film.
Sulla carta, abbiamo fatto tuto bene (o quasi, poi vedremo cosa abbiamo sbagliato secondo noi).
Ma – qui la nota dolente – tutto questo sforzo di lavoro, tempo e soldi investiti sulla campagna ha portato solamente 2 acquisti.
Il che, come puoi immaginare, è un bel problema.
Cosa può essere andato storto? Queste sono le risposte che mi sono dato:
- abbiamo iniziato troppo a ridosso del 6 aprile e avremmo dovuto lavorare più sul lungo periodo
- non abbiamo associato alcun evento dal vivo alla parte digitale
- le creatività – come capita spesso – non erano esattamente “forti” perché le abbiamo fatte da soli, ancora una volta nei ritagli di tempo
- abbiamo fermato le campagne troppo presto
- il tema non era più di interesse
- ci siamo illusi rispetto alla nostra reale capacità di rigenerare interesse sul tema
- il brand Slow News non è forte a sufficienza per vendere bene fuori dalla sua bolla
- la bolla di Slow News sta già dando a sufficienza per il progetto
- la vendita di una proiezione digitale non è così facile, anche se l’idea funziona
- forse abbiamo esaurito il pubblico di riferimento realmente interessato al tema
- non abbiamo alcuna leva “mainstream”
Altri motivi, per ora, non ce ne sono venuti in mente. Come al solito, saremmo felici di parlarne con te.
Siccome però crediamo che Comando e Controllo abbia un valore, abbiamo deciso di rimborsare i due acquirenti e di aprire il gruppo, per il momento, a tutti gli abbonati di Wolf e Flow. Quindi, se vuoi, puoi guardarlo gratuitamente entrando qui.
(AP)