Che rapporto hai col denaro? Per alcuni sono solo numeri. Per altri è questione di vita o di morte, il che è buffo perché la questione di vita o di morte dovrebbe essere l’accesso ai beni fondamentali. Ma non voglio mettermi a fare politica. Quel che voglio dire è che uno dei compiti che ci siamo dati qui su Wolf è quello di far diventare trasparenti i muri opachi.
Stiamo lavorando a un’ipotesi di tariffario e di competenze per farsi pagare nel magico mondo del digitale, in un processo di educazione che riguarda non solo i professionisti del settore ma anche i clienti di questo settore. Nel frattempo mi sembra molto utile mettersi ad analizzare i modelli di riferimento esteri di persone o di realtà che monetizzano la propria attività digitale con attività di content marketing o simili.
Vediamo alcuni casi.
Daring Fireball
È uno dei più famosi blog a proposito del mondo Apple.
Il suo fondatore, John Gruber (fa anche un podcast con Ben Thompson di Stratechery, a volte) definisce così il suo stesso pubblico e il motivo per cui dovresti far pubblicità da lui:
«This is the only way to promote your product or service specifically to Daring Fireball’s audience of Mac nerds, designers, nitpickers, perfectionists, and connoisseurs of fine sarcasm».
Non traduco perché non voglio tradire l’originale. Io la trovo una definizione meravigliosa. Cosa si sponsorizza su Daring Fireball? Il feed RSS (!). Gruber rende palesi i suoi numeri, così:
- Iscritti al feed stimati: 200.000+
- Follower su Twitter: 87.000+
- Pagine viste al mese stimate: 4 milioni
Questa la descrizione dell’offerta
- La sponsorizzazione è esclusiva. Solo uno sponsor a settimana.
- Un contenuto promozionale dello sponsor appare nel feed all’inizio della settimana
- Alla fine della settimana pubblicherò un ringraziamento con link allo sponsor
Gruber palesa anche il prezzo. Una settimana di sponsorizzazione del feed costa 9.000 $.
Techmeme
È un aggregatore di notizie di tecnologia. Il sito è semplicissimo: praticamente solo una home, creato da Gabe Rivera. Il sistema fa un mix di curatela automatica e umana.Techmeme è diventato notissimo fra gli addetti ai lavori (Peter Thiel direbbe che ha monopolizzato una nicchia. Noi potremmo dire che risponde molto bene all’esigenza di essere costantemente informati in maniera rapida ed efficace).Il sito è visitatissimo. Fa leva anche su meccanismi di vanità tipo la classifica per quantità di citazioni di autori di pezzi.
La monetizzazione avviene attraverso la colonna degli «sponsored post», la sezione eventi e la sezione «chi sta assumendo nel mondo della tecnologia». Nella sezione sponsorizzazione scopriamo i prezzi per esserci, con una spiegazione dell’unicità del prodotto in una descrizione che, esattamente come fa Gruber – meno ironicamente – parla del pubblico. Anche qui non traduco per non tradire.
- Widely read by industry decision-makers: executives, investors, and senior engineers, from startups to the titans of tech
- An hourly must-read for the entire tech media
- Your brand appears alongside other industry leaders, not mass market consumer products or tacky pitches
- Sponsors receive thousands of clickthroughs per month from intelligent readers who know exactly what they’re clicking on
Per un post sponsorizzato si paga da 7.ooo$ a 20.000$ al mese.
Per essere nella lista degli eventi 2.900$ al mese. Lo stesso per essere nella lista dei post sponsorizzati.
Londonist
È un magazine che parla di eventi a Londra (mi è stato fatto conoscere da una persona che si occupa di eventi per un cliente). Ha una divisione che si occupa esplicitamente della parte advertising, con un suo sito dedicato, http://www.londonistltd.com. Nel sito c’è anche il prezziario che propone chiaramente l’offerta e il costo.
Siccome anche qui è noto che i numeri fanno la loro parte, c’è la descrizione delle impression.
Sembrano tante, ma non sono uno sproposito. Anzi. Si basti pensare che un sitarello appena nato come il progetto altrospettacolo, che probabilmente avrete visto sul mio Facebook, intercetta picchi di traffico da 20.000 unici dopo meno di un mese di vita.
The Market Mogul
Ne ha già parlato Filippo Pretolani nel numero 245 di Wolf, quindi la faccio brevissima.
Nell’offerta ti fanno anche un esempio pratico, con tanto di comparativa con il Financial Time.
The Correspondent
Questo è un caso davvero interessante. Abbiamo raccontato anche come si fa a far funzionare un crowdfunding proprio a partire da questa eccellenza nella capacità di costruire un prodotto – in questo caso puramente giornalistico – di valore lavorando, tanto per cominciare, sul percepito.
La parte più originale del loro modello di business, molto coerente con un approccio radicalmente diverso al giornalismo, è il paga-quanto-puoi.
Bisogna avere un’offerta davvero solida e un’enorme convinzione nel proprio prodotto per testare un modello simile. E ovviamente non è detto che funzioni con tutti.
I punti in comune
Che cos’hanno in comune quattro realtà? Tutta una serie di cose, a partire da un’autorevolezza conquistata sul campo. Poi
- un pubblico considerevole, ma per la propria nicchia, non necessariamente in senso assoluto
- la totale trasparenza dei prezzi
- la certezza di un’offerta qualitativamente alta, ciascuno con la propria identità e missione
- il concetto alla base di qualsiasi strategia di monetizzazione basata sul content marketing: nel mio pubblico ci sono già i tuoi potenziali clienti
- la totale trasparenza nei confronti dei lettori/spettatori/iscritti/abbonati
- il valore aggiunto per quei lettori/spettatori/iscritti/abbonati (che, quando si sceglie come modello l’advertising, si trasforma in valore aggiunto anche per i brand)
Possiamo farlo anche noi? Ma certo. Anche se siamo professionisti freelance, o piccole aziende.
Sul suo sito, Mafe, per esempio, ha reso palesi tutti i prezzi dei suoi interventi consulenziali. Il che mi sembra una cosa buona e utile a tutti e una bella lezione.
Perché sono partito dal rapporto che hai col denaro? Perché spesso, quando propongo questa trasparenza, sento obiezioni resistenti che raccontano un rapporto conflittuale.
«Eh ma poi non posso fare i prezzi speciali ai clienti fedeli».
E chi l’ha detto? Le offerte si personalizzano.
«Eh ma così do un vantaggio ai miei concorrenti che possono farsi pagare un po’ meno».
Quindi non credi nella qualità del tuo prodotto e hai paura di loro.
E via dicendo, ad libitum.
Monetizzare in trasparenza è la via.