Mappe, mappe ovunque

«Ma perché viaggiamo sempre di lunedì, che i ristoranti buoni sono chiusi?» È una delle tante domande di Filippo Pretolani a cui non riesco a rispondere, perché ha sia ragione (perché?) sia torto (è un viaggio di lavoro!). Schermaglie di coppia a parte, lunedì scorso ci troviamo una sera a Comacchio in una situazione abbastanza desolata: praticamente tutti i ristoranti dei dintorni chiusi e, avendo già fatto tanti chilometri, poca voglia di andar lontano. Guardo meglio su TripAdvisor e scopro che a 200 metri dal b&b, sempre nel centro storico, c’è un ristorante aperto e che sembra proprio adatto a noi.

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Ci comportiamo come gli utenti (uso volutamente questo termine) a cui TripAdvisor o Google Maps pensano quando progettano funzionalità come «permetti al pubblico esercente di aggiornare gli orari di apertura e le ferie». Ci fidiamo ciecamente. Alle 20:20 usciamo, facciamo 200 metri a piedi e scopriamo che il terzo e ultimo ristorante raggiungibile a piedi è decisamente chiuso pure lui.

Una persona normale (non un utente, ma neanche un’introversa) avrebbe telefonato, lo so. Resta il fatto che una buona percentuale di esercenti, che non so quantificare ma che per mia esperienza personale è abbastanza nutrita, non aggiorna mai gli orari quando va in ferie, illudendo chi tende a fidarsi un pelino troppo delle funzionalità digitali.

Ripenso a questo piccolo incidente (risolto con un quarto d’ora di macchina e una telefonata) leggendo di una nuova funzionalità di Google Maps, per ora solo per Android: la possibilità di aggiungere il nome di una strada mancante in modo semplice e immediato, senza dover scrivere all’assistenza per chiedere la modifica. Leggere di questa funzionalità mi ha fatto tornare in mente un MapTime dedicato a OpenStreetMap, in particolare alla community di appassionati che, non avendo dietro Google, popola le mappe a mano.

Una wikipedia delle mappe, così si autodefinisce e questo è: un mondo di persone che nel tempo libero vanno in giro per città e paesi pubblicando sulle mappe quello che trovano, per renderle sempre più efficaci e affidabili.

Torniamo al nostro ristoratore che non ha segnato le ferie su TripAdvisor; dubito che nel suo tempo libero cazzeggi su OSM segnalando ferrovie, negozi e sentieri o che indichi a Google Maps il nome giusto di una via (una buona notizia per chiunque sentisse la mancanza di Google Map Maker). È molto probabile, però, che dal suo fornitore di siti, dal suo consulente di comunicazione, dalla sua agenzia di pubblicità (a seconda delle dimensioni e dalle ambizioni) si aspetti quello che si aspettano tutti. Trucchi e segreti per arrivare primo su Google, per avere buone recensioni e per far partire il passaparola.

Ora, ne scriveva Alberto Puliafito parlando di keyword magiche, il trucco c’è, e in questo caso non è neanche difficile come dare per primo una notizia rilevante durante Sanremo. È solo un po’ noioso, per essere un trucco, ma comunque funziona. È pure gratuito e, se hai il tempo per farlo, puoi farlo da solo, anche se poi dovrai ricordarti di aggiornarlo quando vai in ferie o cambi giorno di chiusura.

Parlo ovviamente di Google Business, che lo stesso Google ti spiega come usare guidandoti a farlo.

Una volta capito che devi tenere aggiornati i giorni di chiusura (vale la pena ribadirlo: anche sul sito) ti si aprirà un mondo, un mondo di metodi e di tecniche molto ben approfonditi da Local Search, un progetto di Luca Bove che ci ricorda che

«Google ha dichiarato che quasi un terzo delle query complessive sul suo motore di ricerca hanno intenti locali, se si considerano solo i risultati dal mondo mobile questa percentuale sale fino al 50%».

Impossibile fare un serio progetto di content marketing e di trasformazione digitale se non inseriamo questa variabile nel contesto, contesto che non può che riguardare anche la concorrenza, diretta e indiretta. Approfondendo il tema possiamo scoprire, per esempio, che indicare che la propria attività è chiusa per ferie su Google non è poi così semplice, perché Google ci dà solo tre scelte: chiusa definitivamente, trasferita o chiusa temporaneamente. Nessuna delle tre ha senso da un punto di vista di comunicazione e può creare equivoci anche abbastanza pesanti.

Ci troviamo quindi in una situazione abbastanza familiare per chi fa comunicazione digitale da un po’: nuovi, potenti strumenti, pensati da persone per le quali la comunicazione è un dettaglio fuffoso, salvo poi capire che, se la progetti e la incorpori negli strumenti, puoi vendere molto più cara la pelle (che è quello che ha fatto Facebook).

Insomma, oggi avevo da dirvi tre cose: non viaggiate di lunedì, telefonate prima di andare al ristorante e, soprattutto, non pensare «mobile», pensa «locale».

Lo dico da un po’, ma succederà in un battibaleno: presto non vorrai essere prima in una SERP, ma segnalato su una mappa, anche se non hai un punto vendita.