Uno dei nostri abbonati ha accolto in maniera molto interessata e interessante il mio invito a fare domande sul tema. Così, questa seconda puntata è dedicata essenzialmente al Q&A (e non è affatto esaustiva dell’argomento).
La prima domanda riguarda il plugin che consigliavo. Si può riassumere così: Yoast è imperfetto?
Per rispondere devo spiegare brevemente Yoast. Yoast è un plugin per WordPress, che è la piattaforma più usata al mondo per gestire siti. Anche questa versione beta di Wolf è in WordPress, e rimarrà in WordPress anche la versione Alfa. È freemium. Significa che nelle sue funzioni base (per quel che mi riguarda più che sufficienti) è gratuito e se si vuole la versione completa, che ha alcune funzioni che vedremo in un altra occasione, si paga. 69 $ per un unico sito, per la precisione. 799 $ per avere la licenza fino a 100 siti.
Yoast funziona così: una volta installato, se inserisci al suo interno la parola chiave per la quale vuoi provare a posizionare su Google il post che stai scrivendo, ti dà una serie di suggerimenti in tempo reale per migliorare. Lo fa con uno strumento semaforico: verde va bene. Arancio: così così. Rosso va male. Per esempio, qui di seguito puoi vedere l’analisi per un post che ho scritto che puntava sulla parola chiave più importante, giubileo. Ecco il responso di Yoast.
Come vedi mi disinteresso del fatto che ci siano due rossi e un arancio: il computo complessivo è verde (e ammetto che le conoscenze per capire quando e di cosa disinteressarsi arrivano dopo un bel po’ di pratica e tanti errori).
Ma c’è un’altra cosa fondamentale da sapere: Yoast è un supporto. Un aiuto. Ti guida a far sì che le tue pagine contengano tutte le condizioni teoricamente necessarie ma praticamente non sufficienti per ottenere un buon piazzamento su Google. Ripeto (ad libitum): teoricamente necessarie ma praticamente non sufficienti. Se non fosse così, Yoast costerebbe infinitamente di più.
Se vuoi approfondirne l’uso, ti rimando al suo manuale di istruzioni. Se vuoi capire un po’ meglio la questione del semaforino, ho scritto anche questo:
Yoast è un ottimo plugin ma non per fare quel che pensi tu.
Google è approssimativo come Yoast?
Oh, sì. Anzi: Google è approssimativo e basta, per forza di cose. Per questo cerca costantemente di migliorare. Lo ripeterei allo sfinimento: Google è una compagnia privata (ok, ora si chiama Alphabet, ma ci siamo capiti) che ha un volano fondamentale di monetizzazione in un servizio gratuito (almeno per chi cerca, e almeno in linea teorica). Quindi ha bisogno di funzionare alla perfezione. Ma se guardi bene i risultati di ricerca, soprattutto su parole chiave calde, troverai moltissimi siti che fanno un uso spregiudicato di tecniche becere e pregiudicano l’esperienza utente senza che Google riesca a liberarsi di loro. Perché accade? Spiegarlo richiederebbe di entrare nel campo filosofico e comunque un contenuto a parte.
Esistono anche delle tecniche specifiche sulla ricerca della parola chiave? Oppure, come hai già detto, ci vuole molta esperienza?
La prima regola per capire che parole chiave cercare è utilizzare il buonsenso e l’esperienza, sì. Diciamo che se si pratica la Seo editoriale da tempo si fa quasi in automatico. Ma la prima cosa da fare è pensare: «Io, quando uso Google, come cerco questo evento, questa informazione?»
A quel punto si cerca la keyword pensata e si procede come suggerivo: le chiavi correlate di google, i google trends, quel che fa la concorrenza, sinonimi e correlazioni semantiche e via dicendo. Tutti gli eventi, tutti gli argomenti, tutti i prodotti si possono ricondurre a keyword (cfr: Gli eventi sono keyword). Nel giornalismo, sono le risposte alle 5 W, per esempio. Nei contenuti di prodotto sono le domande che fa una persona. Se vuoi vedere un bell’esempio di contenuto di prodotto che risponde sia alla convenienza propria di Google sia a quella delle persone che lo usano, ecco qui la SERP «sedie ergonomiche». Il primo risultato organico non a pagamento, in questa pagina affollatissima di annunci pubblicitari (che Adblock non blocca più) è questo. Lo ha creato un bravissimo Seo, è un ottimo contenuto e sta lì da tempo. Immagino che non ci sia bisogno di spiegarti perché (ma ne parleremo).
Quando hai aggiunto le affiliazioni per la monetizzazione? A giugno? Luglio o Agosto? O molto prima?
Quando mi sono accorto che cominciava ad esserci traffico sul sito. Dunque, da fine agosto in poi.
Quanto influenzano le affiliazioni?
Domanda difficile, risposta semplice. Vediamo perché.
La risposta semplice è: le affiliazioni non influenzano in alcun modo il posizionamento. Sicuramente non lo favoriscono.
Però ora dobbiamo approfondire. In linea teorica, si potrebbe pensare che piazzare bene un sito e poi utilizzare solo Google AdSense possa essere premiante. Ma prima di questo elemento contano i contenuti: a Google interessa che le persone trovino quel che cercano, non che atterrino su una pagina fatta di soli Google AdSense.
Se poi riempi il tuo sito di pubblicità – ergo, ti muovi in maniera da contrastare sia la convenienza propria del lettore sia la convenienza propria di Google e quindi popoli le pagine il tuo sito di banner e box pubblicitari con il solo scopo di monetizzare – be’, è chiaro che verrai penalizzato.
Nel mio sito-esperimento ho mantenuto i tre banner consentiti di Google Adsense e poi inserito – senza esagerare – le affiliazioni. Lo scopo era piazzare e poi monetizzare un servizio offerto. Ma prima viene il servizio, poi la monetizzazione.
Anche l’affiliazione ad Amazon spinge su il sito? E di quanto, se è quantificabile?
Anche qui la risposta è «no, non lo favorisce in alcun modo direttamente». Ma potrebbe ispirarti contenuti editoriali che poi si potrebbero posizionano per chiavi di ricerca. Per esempio? «Libri sul giubileo» (come vedi ci sono anche qui, non in una posizione altissima, ma ricordati che è pur sempre un sito senza storia e quasi senza archivio).
Insomma: le affiliazioni non hanno alcuna influenza diretta sul miglioramento del posizionamento delle tue pagine su Google. Ma indirettamente, l’argomento è molto vasto.
Potrebbero avere qualche influsso negativo se non segui le regole di Google.
Problemi SEO?
I link di affiliazione non ti daranno problemi SEO se rispetterai le linee guida di Google e se li utilizzerai in maniera intelligente, diluendoli fra i contenuti del sito, link interni, link esterni, in maniera naturale. In generale, come al solito, questi suggerimenti del motore di ricerca, che vuole continuare a funzionare bene, basterebbero da soli a capire come fare. Questo, per esempio, è uno dei miei preferiti in assoluto (e varrebbe, a pensarci bene, per qualsiasi contenuto sul web):
«Chiediti perché un utente [così nel testo originale, personalmente ho lavorato, qui e sul mio libro, a una sostituzione sistematica della parola “utente”, tranne dove è accompagnata da “esperienza”, ndR] dovrebbe essere desideroso di visitare prima il tuo sito invece di visitare direttamente quello del commerciante originale. Assicurati che il tuo sito aggiunga un valore sostanziale oltre alla semplice ripubblicazione dei contenuti offerti dal commerciante originale.»
(18 febbraio 2016)