L’apocalisse che non c’è

Nel 2018 Facebook ha dismesso il suo test del doppio feed. Quando era stato lanciato, a ottobre del 2017, aveva suscitato allarmi, sdegno, preoccupazione e le consuete critiche alla piattaforma social. Questo post aveva fatto il giro del mondo.

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Su Wolf avevamo scelto di non occuparci della cosa. E in effetti, a bocce ferme, abbiamo fatto la scelta giusta. Perché, appunto, Facebook è tornato indietro e tutto il tempo sprecato a chiedersi cosa succede adesso è tempo tolto a quel che conta veramente. Imparare, ascoltare, usare le piattaforme secondo la propria missione, secondo il proprio pubblico e secondo la loro convenienza specifica.

Così, dopo le prime tre parti di un’analisi che propone non solo una certa attenzione al metodo ma anche alle cose pratiche che si possono fare. Perché non è affatto vero che la copertura organica (cioè la possibilità di raggiungere i tuoi fan, lettori, con condivisioni non a pagamento) è «morta».

Quello che vedi qui sotto è il grafico di copertura organica di una pagina che ho creato un po’ di tempo fa, seguito dal grafico dell’incremento dei like alla pagina.

e che doveva essere collegata a un progetto molto grosso sulle elezioni politiche. Il progetto poi si è radicalmente ridimensionato e si è trasformato, sostanzialmente, in un solo articolo pubblicato sul sito di Altrospettacolo. L’articolo, progressivamente aggiornato – purtroppo non adeguatamente dal punto di vista grafico e con molti sforzi per carenza di budget – ha fatto ampiamente il suo dovere garantendo, secondo le tecniche degli aggiornamenti progressivi dei pezzi tenendo conto dell’obsolescenza dei contenuti, questi dati di traffico, di tutto rispetto per un piccolo sito.

Che cos’è successo alla pagina? Come mai ha avuto quell’impennata? Prima di febbraio aveva poco più di 2000 fan. Adesso ne ha 5mila. I singoli post vanno tutti in outreach.

Per esempio, così.

Il motivo di questa sovraesposizione della pagina è molto semplice.

Primo: anche senza attività sulla pagina, molte persone su Facebook hanno iniziato a utilizzare la barra del «cerca» anche come motore di ricerca.

Avere la pagina dedicata a un evento molto atteso ha fatto sì che non solo quelle persone la cercassero e ci atterrassero ma anche che la mettessero fra quelle da seguire, aggiungendo il like.

La copertura – minima, per carità, perché a questo punto si è trattato più che altro di un esperimento – dell’evento elezioni ha fatto il resto.

Si tratta, dunque, di un’estremizzazione di quel che andiamo ripetendo da molto tempo: vince sempre la verticalizzazione, in questo caso dedicata al singolo evento.

Questo tipo di tecniche di copertura del singolo grande evento è destinato ad aumentare nel tempo.

Questo significa anche che si logoreranno e che diventeranno presto all’ordine del giorno per molti.

È comunque una lezione interessante.

Come si può capitalizzare in futuro un eventuale risultato del genere?

Per esempio, quella pagina si potrebbe progressivamente trasformare in una pagina dedicata in senso più ampio alla politica (senza tradirne, dunque, lo spirito originario). Di certo non replicherebbe i risultati di questi giorni, ma continuerebbe ad assolvere bene al compito relazionale fra contenuti a tema e persone interessate a quei contenuti.