Uno dei segnali più interessanti per valutare i comportamenti delle persone che sono interessate al tuo sito e ai tuoi contenuti è andare ad analizzare che cosa cercano una volta che sono arrivati dalle tue parti.
Come si fa?
Prima di tutto, è bene che il tuo sito abbia un motore di ricerca interno. Se non c’è, nessuno può cercare un bel nulla. E oltre a deludere una fetta (una nicchia) delle persone che ti visitano, avrai un dato in meno da analizzare.
Se il design del tuo sito te lo consente, con WordPress, per esempio (se lo usi) è molto facile avere un motore di ricerca. Si trova in Aspetto –> Widget.
Da lì puoi scegliere se mettere il motore di ricerca interno in una barra laterale o in uno degli spazi all’interno del footer – che, come abbiamo argomentato più volte – è uno spazio fondamentale del tuo sito, perché ti consente di fornire ottime guide a chi visita le tue pagine ma anche ai motori di ricerca: si tratta di informazioni essenziali, che sono ripetute su tutte le pagine del sito e che, se scritte in maniera interessante con un minimo d’attenzione anche per gli argomenti per i quali ha senso che tu provi ad ottenere buoni piazzamenti su Google, porteranno sicuramente vantaggi.
Diciamo che uno strumento di ricerca non la consiglierei nel footer.
Se per esigenze di design (magari il tuo sito non ha più la barra laterale) non puoi approfittare delle possibilità che ti offre già WordPress senza troppo sforzo e vuoi, per esempio, mettere la barra di ricerca nel menù in alto, ci sono opzioni da esplorare che richiedono un minimo di lavoro sul codice. Ci sono, comunque, online molte guide in merito.
Stabilito che una buona posizione per un motore di ricerca interno è ben in vista, adesso la domanda è: cosa te ne fai, tu?
Voglio dire: è chiaro cosa se ne faranno i lettori.
Quel che devi sapere e che probabilmente avrai già notato è che tutte le volte che si fanno azioni su un sito, le URL si modificano aggiungendo dei parametri.
Per esempio, se da www.comefareconbarbara.it cerco fai da te nella barra del motore di ricerca interno e premo invio, quello che succede è che la pagina che restituisce i risultati ha questa URL: www.comefareconbarbara.it/?s=fai+da+te.
È una struttura piuttosto comune, fatto sta che c’è sempre un parametro del tipo /?s=, con quell’s che è diventata uno standard ma che potrà anche essere stata sostituita (dipende, chiaramente, da come è stato progettato il motore di ricerca interno: basta farselo dire da chi ha sviluppato il sito).
A questo punto, se uno – vivamente consigliato – uno strumento come Google Analytics per misurare gli accessi sul mio sito, non dovrò fare altro che andare su quello strumento, selezionare la parte che mi consente di discriminare le pagine viste, filtrare queste pagine per URL che contengono il parametro corrispondente alla ricerca “?s=” nel mio caso, e finalmente guardare i risultati.
Un’accortezza importante: solo una piccola frazione del tuo pubblico usa effettivamente il motore di ricerca interno. Probabilmente è un pubblico che ti conosce già e che sa già che cosa può aspettarsi di trovare sul tuo sito. Per questo motivo, ti consiglio di fare un’analisi che abbracci almeno un interno anno, in modo da tenere conto anche di eventuali stagionalità.
Quando metto in fila le pagine visitate che contengono il parametro di ricerca, ecco cosa ottengo (mi fermo alle prime undici, su base di due anni)
Ecco qua. Quelle sono keyword, sono argomenti, sono ricerche che vengono realmente effettuate da persone che vengono sul tuo sito! Nel mio caso, “scopro” che sono gettonatissime due festività: un po’ a sorpresa, Halloween e un po’ meno a sorpresa Natale.
Poi scopro che uno dei materiali di riciclo più cercati è il pallet.
Che la tecnica shabby va alla grande. Che la cucina è uno degli ambienti più di interesse.
Se metto insieme questi argomenti con i reali argomenti del mio siti, prima di tutto – immagino: se non succede forse c’è un problema – troverò coerenza rispetto alla mia produzione editoriale. E poi posso farmi suggerire qualcosa. Per esempio, seguendo il mio esempio, se Natale e Halloween sono così gettonati, perché non facilitare la vita a chi atterra su una delle nostre pagine mettendoglielo – naturalmente quando ha senso stagionalmente – già nel menù di navitazone? Tipo così.
Questo è solo un primo approccio: nel sito, in due anni, sono state effettuate oltre 6500 ricerche. Non posso analizzarle tutte, ma posso farmi delle idee anando a raffinare la ricerca. Per esempio, visto che mi occupo anche di “dipingere”, cosa cercheranno le persone insieme a “dipingere”?
Legno. Mobili. Pareti.
sono tutti argomenti che abbiamo già affrontato su quel sito. Ma poi, scendendo, si scopre che ci sono ricerce anche per “dipingere piastrelle”, “dipingere persiane”, “dipingere la staccionata” e ancora “su pelle”, “su stucco”, “sulla terracotta”, “pavimento”.
Sono tutti suggerimenti per possibili contenuti editoriali.
Naturalmente, bisogna commisurare le proprie energie di produzione di contenuti per decidere cosa fare e quanto soddisfare questo tipo di ricerche.
Diciamo che questa serie di accorgimenti risponde parzialmente alla domanda “sì ma come trovo le keyword“. In una maniera decisamente più evoluta e utile di un freddo file excel.
Nell’approccio avanzato alla SEO che stiamo proponendo, succede che fare questo tipo di analisi interne ti ricordi, una volta di più, che là fuori ci sono persone che interpretano il tuo sito come un servizio. Torneranno, ti sceglieranno, ti pagheranno, parleranno di te se avranno trovato quel che serve loro. Altro che click.