Il giornalista che si fa brand

Ogni volta che mando una proposta a una nuova testata, ho sempre paura che mi rispondano: «Proposta interessante, ma tu quanti contatti hai su Facebook? Quanti follower su Twitter?». Fortunatamente, non è ancora avvenuto niente del genere, anche perché la speranza è quella di costruire un circolo virtuoso, in cui scrivere su determinate testate consente di aumentare il bacino di persone che ci segue direttamente. Diversamente, si creerebbe un circolo vizioso, in cui aspiranti giornalisti non riescono a pubblicare perché non hanno un seguito, e non riescono a costruirsi un seguito perché non pubblicano articoli (pagati) su testate note.

E quindi, tanto rumore per nulla? In verità no, visto che stanno nascendo le prime piattaforme che hanno l’obiettivo di creare un network di autori che voglia promuovere i propri contenuti, saggi, video e articoli di approfondimento, dando loro la possibilità di monetizzare in svariati modi. Una di queste è Heleo.

Fondata dall’imprenditore seriale Rufus Griscom, Heleo si rivolge a un preciso settore demografico: le «one person media company». Per raccontare di che si tratta, mi affido al sintetico riassunto che ne ha fatto Fast Company.

«Per iniziare, Griscom ha reclutato persone che avevano costruito un ampio seguito attraverso i loro blog, i loro libri, i loro discorsi o i loro spettacoli in tv. Nel momento del lancio di Heleo, Griscom si è concentrato sull’ingaggiare “pensatori” che avevano creato dei brand personali di successo grazie a libri o discorsi su temi come il business, la scienza e il “self-improvement”. In altre parole, il tipico speaker di un TED Talk. (…) Ma se anche queste persone hanno riscosso un grande successo dispensando le loro idee, non tutti avevano provato a distribuire o monetizzare i loro contenuti senza l’aiuto di un editore di qualche altro intermediario. Molti di loro non sono nemmeno attivi sui social».

«Con Heleo, Griscom dà a questi pensatori un blog dove possono diffondere contenuti tratti dai loro libri o dai loro discorsi per attirare più seguaci. Dà loro anche un luogo dove vendere libri, video o qualunque altro contenuto possa interessare i fan. Heleo genera i suoi introiti da queste transazioni dirette, piuttosto che dalla pubblicità, prendendo il 50% di quello che gli autori riescono a guadagnare. Heleo rende più facile anche la diffusione dei contenuti attraverso i social media, consentendo la crescita dell’audience».

Ci sono un po’ di perplessità riguardo il funzionamento di questa piattaforma: in primo luogo non è pensata per i giornalisti (ma è chiaro che uno strumento del genere possa funzionare anche per loro), ma soprattutto non si capisce perché sottolineare come Heleo permetta di saltare gli intermediari quando la piattaforma svolge la stessa funzione, per di più prendendo il 50% degli introiti.

Il punto, però, non è quello di iscriversi a Heleo, ma di tenere d’occhio una possibile ulteriore strada alternativa a quella (terribile) che viene normalmente proposta ai giornalisti freelance. Nel percorso verso «l’economia delle soluzioni parziali», lavorare per costruirsi un seguito piccolo ma affezionato, individuare un settore forte – e non ancora invaso – in cui costruirsi una certa autorevolezza e porre le basi del proprio «brand personale» significa avere in mano qualcosa che, un domani, si dovrebbe riuscire a monetizzare.