Che Story (dalla parte di Google e non solo)

Per capire quanto il formato delle storie sia da un lato estremamente innovativo e dall’altro molto complesso è sufficiente chiedersi: ok, cosa farei io se volessi implementare questo tipo di formato sul mio sito?

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La domanda non ha una risposta semplice, perché non è affatto semplice.

Ci ha pensato Google, a rispondere e a cercare di dare a tutti gli strumenti per farlo. In casa Mountain View hanno introdotto ormai 3 mesi fa il formato delle Stories nelle AMP – della cui struttura abbiamo parlato un po’ su Wolf, soprattutto evidenziandone il carattere open.

Questo significa che quello che a Google chiamano

«A visual storytelling format»

è disponibile

«for the open web».

Ora, pensa a questo. Se è disponibile per tutto il web, se lo sta implementando Google – che peraltro è impegnato nell’annuale I/O, dove sono state annunciate interessanti modifiche a Google News –, se è un formato nelle corde di un motore di ricerca, questo significa che quei contenuti verranno anche indicizzati e potranno essere utilizzati per scopi di posizionamento. Per la SEO, insomma.

Questo significa che non ci sono più scuse per ritenere il racconto delle storie visuali appannaggio solo di chi ama smanare sui social. Lo so che non lo pensavi, è chiaro. Ma immaginati, appunto, le implicazioni: questo significa che, una volta che hai la tua bella story su Instagram (o su Facebook o su Snapchat o dove ti pare), la potrai mettere anche sul tuo sito. E se sarà completa e arricchita da tutte le buone pratiche SEO che abbiamo raccolto nel quaderno SEO di Wolf sarà anche rintracciabile tramite i motori di ricerca. Quindi, un formato che nasceva impermanente, può avere una sua declinazione pensata per durare.

C’è solo un problema. Che, come puoi immaginare, ci vogliono competenze tecniche. Queste sono le richieste basiche che richiede Google nella sua guida alla costruzione delle Storie sulle AMP:

  • A basic knowledge of HTML, CSS, and JavaScript
  • A basic understanding of AMP’s core concepts (see “Convert your HTML to AMP” tutorial)
  • A browser of your choice
  • A text editor of your choice

Le ultime due (un browser e un editor di testo) sono alla portata di tutti. Le prime due richiedono studio e, appunto, competenza (ricordi il tavolo delle competenze? Siamo sempre seduti lì) dal punto di vista della programmazione e del codice.

Se ti leggi la guida completa per creare la tua prima AMP visual Story ti renderai conto di quanto sia complesso se non conosci il codice e di quanto sia stata innovativa l’operazione di Snapchat,

Il risultato finale è quello che vedi qui.

Dall’altra parte, non dimentichiamoci che chi ha le competenze tecniche per creare la storia non è detto che abbia quelle editoriali (ops, ricominciamo con il tavolo delle competenze!).

Il fatto che sia così facile farlo tecnicamente sui social non dovrebbe trarti in inganno, a questo punto, e dovrebbe ricordarti che, anche se c’è uno spazio che può essere riempito facilmente, non è detto che questo debba essere fatto in maniera approssimativa, scarsa, poco gradevole.

Ecco perché, una volta compreso il formato – puoi vederlo, come spiegavo, come una specie di fumetto transmediale – devi, per prima cosa farti il piano editoriale (!) della singola storia. Cioè, immaginarti cosa ci metterai dentro. Fare una specie di storyboard, tipo questo.

Poi il contenitore va riempito. Questo significa che una volta che l’hai saputo sviluppare – o che hai imparato a farlo sui social, dove ti sembra tutto così facile – devi girare, scattare, mettere le scritte, provare, imparare, fare.

Oltre alle app che ti ho consigliato la volta scorsa ne sto sperimentando una per gestire il montaggio dei video verticali (9:16) da desktop in modalità nativa, con tutte le possibilità operative di una stazione di montaggio un po’ più professionale e con la leggerezza di un sistema che non ti richiede tutte le conoscenze di Adobe Premiere, per esempio, che rimane la suite più completa in questo momento. Si chiama Wondershare Filmora. Non è economicissima (anche se il costo non è paragonabile a quello di Adobe, parliamo di 60 euro una tantum per una licenza o di 200 euro per caricarla su 5 dispositivi differenti contemporaneamente) e richiede, come al solito, di leggere il manuale e di giocarci parecchio per poterla usare al massimo delle sue potenzialità.