Più ricevo mail da persone con cui mi interfaccio per questioni lavorative – siano esse mail a freddo o calde, transazionali automatiche o semiautomatiche – più mi rendo conto di quanto ci sia (o ci sarebbe) bisogno di una serie di regole di ingaggio per facilitare le comunicazioni fra persone che devono utilizzare – o scelgono di utilizzare – canali scritti.
Quindi, essenzialmente:
- la mail
- la chat collettiva
- la chat privata su sistemi di messaggistica istantanea
Per questo motivo, mi sento di consigliarti caldamente un bel libro in cui mi sono imbattuto grazie ad Artigiani delle Parole (l’evento dal vivo organizzato da Langue&Parole).
Il libro in questione si intitola Caro cliente,
Sottotitolo: Chat, email e messaggi automatici fuori e dentro l’azienda
L’autrice è Annamaria Anelli.
La lettura vola via leggera e ti assicuro che dopo averlo letto ripenserai al modo in cui comunichi.
Qual è il punto di partenza? Sembra di esser noiosi, ripetitivi, assillanti. Ma il punto di partenza è mettere il destinatario al centro. Pensare alle persone.
«Ciò che scriviamo – dice la presentazione di questo bel libro – suscita riflessioni, reazioni, comportamenti. Sintonizzarci sul sentire di chi legge, cioè pensare (prima) all’effetto che certe parole e certe frasi avranno (dopo), ci aiuta a ottenere la fiducia e la collaborazione di clienti, colleghi, fornitori e responsabili».
È un concetto basilare. Eppure, la disfunzionalità della comunicazione via mail è dentro di noi, tutt’attorno a noi e andrebbe ottimizzat…