Si impara anche dai propri errori, dicono, ed è verissimo. Io finora di errore in errore ho imparato a fare, perché per vent’anni il modo migliore per usare strumenti nuovi e quasi sempre imperfetti è stato metterci le mani dentro e andare per tentativi. Uso il passato perché per me quest’era è finita qualche giorno fa, quando ho deciso di superare le mie resistenze e di integrare Google Ads (ex Adwords) nella mia pianificazione pubblicitaria.
Piccolo passo indietro, per capire il contesto: da anni io produco e vendo i miei corsi, usando il mio sito e campagne pubblicitarie su Facebook. I corsi sono una piccola parte del mio fatturato e una parte importantissima del mio lavoro, per tre motivi:
- mi fanno sentire utile e quindi mi permettono di sopportare il disagio di molte consulenze che partoriscono topolini
- mi danno un buon motivo per continuare a studiare e migliorare un metodo di analisi, strategia e progetto indipendente e trasversale, declinabile su qualunque dimensione, settore e obiettivo
- mi permettono di sperimentare strumenti e tecniche su me stessa, senza mettere a rischio i budget dei clienti
Negli anni, quindi, ho potuto sperimentare e verificare sulla mia pelle (Skin in the game, dice Nassim Taleb) quello che insegno/propongo agli altri: un’offerta basata sulla soluzione di un problema, l’importanza di una storia unica, piani editoriali capaci di allineare il viaggio dell’eroe con il customer journey, la rendita di posizione delle nicchie/audience, l’investimento in pochi contenuti capaci di produrre risultati negli anni, l’efficacia delle campagne pubblicitarie su Facebook anche con budget minuscoli.
Negli anni ho sperimentato, sbagliando e riprovando, un po’ di tutto, con un unico grande assente: Google Ads, appunto. Poco serio da parte mia, non tanto per me, quanto per i miei clienti, che non a caso hanno quasi sempre gestioni separate SEO/social, come me, e non va bene, o almeno: bisogna metterci il naso. Altro piccolo passo indietro di metodo: SEO e Google Ads funzionano bene qua…