Brave

Una volta scoperti i Privacy Heroes, è naturale cominciare a testarli.

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Dopo alcune prove “in parallelo”, ho deciso di rendere Brave il mio browser predefinito. Il convincimento finale è arrivato grazie al fatto che la nuova versione di 1Password, il password manager che utilizzo, è perfettamente compatibile con il browser.

Dopo meno di 12 ore di utilizzo (navigazione effettiva: circa 3 ore), questo è quello che le statistiche di Brave rilevano.

Ha bloccato 163 tracciamenti, 1.194 annunci pubblicitari, ha risparmiato circa 2 minuti di caricamento di pagine e ha fatto 4 HTTPS Upgrades (vuol dire che ci sono dei siti che hanno sia la versione http sia quella https, ma che non fanno una redirezione automatica. Quindi, se per caso capiti su http di questi siti, Brave ti porta automaticamente alla versione https, più sicura).

Siccome Brave non nasce per distruggere la monetizzazione sul web ma per rivolgersi a persone consapevoli – che ovviamente vanno formate – ti consente un controllo assoluto e personalizzato per qualsiasi sito. Basta cliccare sull’iconcina-leone accanto alla barra dove si scrivono gli indirizzi di navigazione.

Puoi decidere, in altre parole, su quali siti ricevere pubblicità e consentire tracciamenti e su quali non farlo (su www.slow-news.com, per esempio, blocca il pixel di tracciamento di Facebook, che è settato per 3 tipi di eventi), su quali bloccare anche i cookie interni o di terze parti, su quali bloccare gli script e via dicendo.

Brave, come tutti i browser, traccia e conserva alcune attività di navigazione. Per esempio, la storia dei siti che visiti, per crearti una barra di “preferiti” automatici in home. Per esempio, i cookie dei siti a cui dai consenso.

Puoi impedirglielo con la navigazione anonima, presente anche in molti altri browser.

La parte veramente interessante riguarda le idee che stanno sviluppando in Brave per favorire un ecosistema di contenuti e creazioni sostenibile e non inquinato.

L’idea è stata quella di creare una criptovaluta che si chiama BAT, acronimo che sta per Basic Attention Token. Qui trovi il cambio BAT-Euro. Al momento di preparare questo pezzo, il 29 novembre 2018, un BAT vale circa 0,15 euro.

I creatori di contenuti, i publisher, possono iscriversi nella sezione apposita, https://publishers.basicattentiontoken.org, verificando il proprio sito (io l’ho fatto con il mio, con un plugin di WordPress), o il proprio canale Youtube o il proprio canale Twitch. Questo riguarda chi crea contenuti per mestiere (o per diletto, e vuole provare a monetizzare).

La parte davvero interessante riguarda poi chi utilizza Brave per navigare, chi fruisce dei contenuti. Accanto all’icona del leone, c’è un triangolo.

Quell’icona apre il mio “portafoglio” di BAT, da cui posso accedere ai settaggi.

Al momento, come vedi, ho 60 BAT. Come li ho avuti? Un modo, per esempio, è diffondere Brave: se te lo scarichi usando questo link qui: https://brave.com/alb099, io ricevo 25 BAT. E anche tu puoi farti il tuo link di affiliazione e entrare nel meccanismo.

Se clicchi, ti si apre questa schermata.

L’altro modo per aggiungere BAT al tuo portafoglio è cliccare su Add Funds e aggiungere al portafogli Bitcoin o Ethereum o Litecoin o altri BAT che magari hai comprato altrove, in un mercato di criptovalute.

Come si rimettono in circolo questi BAT? È qui l’idea davvero brillante.

Chi fruisce dei contenuti può decidere delle regole per ricompensare con BAT i propri creatori di contenuti preferiti, così:

Per esempio, qui ho deciso che voglio dare 20 BAT al mese e dividerli fra i siti che visito per almeno un minuto e almeno una volta (ma penso che farò salire questo limite), che non voglio dare contributi ai siti non verificati e che non voglio, per ora, dare contributi ai video.

Brave introietta queste regole e, automaticamente, le applica alla mia storia di navigazione.

Dalla storia di navigazione posso decidere di escludere dei siti a cui contribuire. Per esempio, ho tolto Facebook, Amazon e altri siti che non intendo sostenere. Non sono riuscito a escludere Google.com (probabilmente perché lo uso come motore di ricerca predefinito. Già, fra i Privacy Heroes il mio scarto, per il momento, è DuckDuckGo. Ne parleremo).

I vari BAT che ricevo, devono essere in qualche modo riutilizzati perché scadono.

È evidente che questo processo richieda una grossa consapevolezza da parte delle persone che usano il motore di ricerca e che abbia una serie di criticità.

Per esempio: si rischia forse di premiare solo i grossi siti? Si rischia la frammentazione assoluta? Non è forse una visione troppo utopistica del web? Non si richiede troppo alle persone?

In realtà, la risposta a questa domanda è: tu puoi installarti Brave e non fare nulla e partecipare comunque al meccanismo. Anche perché uno dei progetti del browser è di attivare anche una forma di advertising premiale anche per chi legge. Ovvero, per chi dedica attenzione.

Avremo modo di parlarne quando sarà sviluppato.

Al di là della parte utopistica, il punto cruciale resta, probabilmente, nella massa critica di utilizzatori.

Al momento, Brave dichiara di 3 milioni di utilizzatori attivi al mese. Google ne dichiara circa 1 miliardo.

Da qualche parte, però, bisogna pur cominciare. E devo dire che tutto ciò che richiede un minimo di consapevolezza nell’uso più raffinato (pur rimanendo sostanzialmente frictionless) a me non dispiace, almeno in teoria.

(AP)