Guarda meglio per vedere bene

Quanto pesavi cinque anni fa? Quanto camminavi prima del lockdown? Quante ore al giorno perdi sui social media? Molto probabilmente non lo sai, ma lo immagini: credi di saperlo.

Internet non esiste

Facebook, come Internet, non esiste, nel senso che è inconoscibile, indescrivibile, indefinibile.

Una volta accettata questa consapevolezza possiamo usarla davvero per raggiungere i nostri obiettivi di fatturato e di comunicazione, perché questo ci insegna due cose importanti:

  1. c’è sicuramente un pezzo di mondo che non vediamo (e non sappiamo di non vederlo)
  2. scegliere i dati da osservare influenza le nostre conclusioni e le nostre decisioni

Come sintetizza Valerio Bassan in Ellissi

«La ‘dittatura delle metriche’, spiega Jerry Muller, ci spinge a misurare solo la cosa più facile da misurare, e non quella che veramente conta; a privilegiare i risultati a breve termine, a discapito della visione di lungo periodo; o ancora, ci costringe a standardizzare i processi, riducendo la nostra creatività e la capacità di reagire agli imprevisti».


Come applicare concretamente questi due insegnamenti e uscire dalla dittatura delle metriche, per fare ricerca e analisi per davvero?

Prima di tutto partiamo dall’esplorazione del campo, il più possibile libera e non orientata. Come spiego nel mio saggio Libera il futuro devo imparare a mettere in discussione la mia prima impressione, soprattutto quando è una reazione forte.

Devo imparare a disimparare, perché a cambiare più velocemente di prima non è la tecnologia, è la società.

Guardiamo un altro dato, sul mercato del lavoro USA: la riga tratteggiata, quella che sale veloce, è il tasso di “private quit”, cioè di persone che lasciano volontariamente il lavoro per trovare qualcosa di meglio. Uno dei primi cambiamenti portati dal Covid19, quindi, pare essere la liberazione dall’idea del lavoro a tutti i costi. Per ora.

Esplorare liberamente vuol dire non essere mai convinti di nulla, mettere tutto in discussione, andare a vedere in profondità senza limitarsi ai miei più acerrimi nemici, impressioni & aneddoti. Alla fine dell’esplorazione, dotata di una mappa della situazione – anche letteralmente – scelgo cosa guardare e cosa misurare. Isolo una porzione di immagine e costruisco la mia posizione lì dentro, solo che questa volta la cornice la disegno io. Tratteggiata, che non diventi un recinto. E magari evitando gli spigoli delle forme artificiali, disegnando intorno al mio posizionamento un arabesco, un geoide, un fiore. 


Foto di apertura di Marco Bicca su Unsplash