L’algoritmo di Facebook: le persone

In una visione un po’ catastrofista e un po’ lungimirante al tempo stesso, che avevamo teorizzato qualche tempo fa, proponevamo una specie di exit strategy dai social.

D’altra parte, come suggerisce Giorgio Tave, se Facebook volesse solo penalizzare i link esterni, ci metterebbe pochissimo a penalizzare anche quelli contenuti nel primo commento. E allora che facciamo? Passiamo a metterli nel secondo?

Mi pare ovvio che sia l’approccio sbagliato.

È davvero difficile dire esattamente come funzioni l’algoritmo di Facebook e tutto sommato non dovrebbe essere quello a interessarci sul serio, perché il vero metro per capire come funziona l’algoritmo è capire come le persone usano le piattaforme. E poi capire come le piattaforme evolvono, è ovvio. Vediamo due esempi e poi traiamo conclusioni.

I like che “spariscono”

Dopo la “mossa shock” su Instagram, che ha tolto la visualizzazione del numero totale dei like a chi non è titolare dell’account che si sta osservando, il medesimo test sta avvenendo anche su Facebook.

Il 3 ottobre 2019 Matt Navarra ha postato sul suo Twitter questo screenshot.

Facebook sta effettivamente testando la rimozione del computo di like reactions anche sulla sua piattaforma principale. Lo screenshot proviene dal Regno Unito. Che cosa ci possiamo fare? Niente.
È assolutamente inutile “prepararsi” a questa modifica: non si può che stare a guardare per vedere che cosa succederà sulla piattaforma stessa. E nel frattempo immaginare piani di contenuti seri per mantenere alto l’unico parametro che conta veramente in un ambiente sociale: l’impatto che abbiamo sulle persone interessate a quel che facciamo, quelle che abbiamo già e quelle che dobbiamo trovare. L’impatto che queste persone hanno su di noi.

Quanto devono durare i video?

Dall’estate del 2019 Facebook ha iniziato ad aggiungere questa informazione quando carichi un video sulla sua piattaforma. La cosa è assolutamente naturale: più la connessione migliora e gli strumenti consentono fruizioni di video gradevoli, più le persone tendono a spendere tempo guardando i video: ecco che, se per caso avevi pensato di fare cose tipo “solo video da 1 minuto perché di più non li guarda nessuno”, e se hai agito così, hai agito esattamente come quelli del link nel primo commento.

Non c’è niente di male, intendiamoci. Solo che bisogna rassegnarsi al fatto che gli ambienti come Facebook sono ambienti complessi.

D’altra parte, infatti, se facessi solo video più lunghi di 3 minuti e privi di alcun interesse, agiresti ancora una volta esattamente come quelli del link nel primo commento.

E allora, come approcciamo l’algoritmo di Facebook? Semplice: cerchiamo di capire come lo usano le persone. Non ovunque. Non in generale. Non in media. Perché altrimenti ricominciamo da capo e pensiamo che esistano soluzioni valide per tutti.

Le persone che interagiscono con noi.

Cosa possiamo fare in pratica, se abbiamo una pagina Facebook e vogliamo capirci di più? Provo a mettere in fila una serie di idee, partendo dal principio. Sul tuo Facebook hai già una storia, quindi è meglio se

  1. Misuri lo storico: avrai sicuramente dei parametri che ti dicono come sono andate le cose in passato. Ma attenzione: misurare lo storico richiede una grande capacità di allontanarsi dai propri pregiudizi. Allora, forse, è meglio se
  2. Riparti da capo. Prova a fare un piano editoriale di qualche settimana in cui alterni tipologie di contenuto e di presentazione del medesimo: foto e video, link esterni e post testuali, brevi o lunghi. Ma attenzione, mentre lo fai tieni conto del tempo che devi dedicare alla costruzione del contenuto stesso, perché è meglio se
  3. Ti impegni a costruire dei contenuti prendendoti il tempo che ci vuole. Le foto devono essere belle. I video anche. I testi, le emoji, le gif, tutto quel che vuoi metterci dentro devono essere scelti accuratamente, come se fossero la cosa più importante che devi comunicare. Le condivisioni su Facebook sono fatte di tanti elementi. Non farle uscire a raffica. Dai a quel singolo contenuto che ti è costato fatica e impegno la possibilità di fare la sua strada nel marasma dei contenuti social, interagendo, se richiesto con le persone che commentano, che ti fanno domande. Ma soprattutto, fallo dopo che
  4. Hai definito un obiettivo, perché se non definisci l’obiettivo come fai a passare al punto 5? (Sì, è vero, l’obiettivo dovevo metterlo all’inizio, ma mi serviva strumentalmente qui per come ho strutturato l’elenco di punti) Il punto 5 non è nient’altro che la reiterazione nel presente del punto 1, cioè il momento in cui
  5. Misuri quel che succede: se il punto 2 e il punto 3 e il punto 4 li hai fatti bene, puoi misurare senza pregiudizi e valutare cosa performa meglio, quali tipi di post funzionano, cosa va e cosa non va e via dicendo.

Scoprirai senz’altro nuove abitudini delle persone che ti frequentano, nuove possibilità di raggiungerle.

E affronterai l’unico elemento che conta veramente dell’algoritmo di Facebook: il modo in cui le persone abitano questo ecosistema sociale.