Come usare la blockchain (in agricoltura)

Ogundele Olawumi Mayowa è nigeriano, ha 44 anni ed era uno degli espositori africani arrivati all’Exco2019 grazie al supporto del Technical Centre for Agricultural and Rural Cooperation (CTA), istituzione internazionale costituitasi in seguito agli accordi di Cotonou tra il gruppo dei paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) e l’Unione Europea.

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CTA è nata per promuovere l’imprenditoria giovanile, la digitalizzazione, l’innovazione tecnologica e la lotta ai cambiamenti climatici in campo agricolo e oggi gestisce programmi che riguardano 700.000 agricoltori in tutto il mondo e che entro il 2020 ricadranno su 2 milioni di beneficiari.

Mayowa vive Jos, capitale dello stato di Plateau in Nigeria, 300km a nord-est della capitale Abuja. Con suo fratello si è inventato Agroplexi, una piattaforma basata su blockchain volta a valorizzare la filiera produttiva nei mercati emergenti in agricoltura.

In Africa subsahariana circa il 60% della popolazione è impiegato nel settore agricolo, che soddisfa l’80% della produzione alimentare totale. Nella zona di Plateau tantissime piccole fattorie sono state riunite sotto Agroplexi, come in una sorta di cooperativa ad alto valore tecnologico:

«Siamo una piattaforma che vuole attrarre e implementare soluzioni in campo agricolo nei mercati emergenti».

Piattaforma che, grazie alla solidità della propria proposta, proprio ad Exco è riuscita ad ottenere un cospicuo finanziamento da un unico investitore, la compagnia italiana Piccini Group.

«Alcuni miei colleghi stavano addirittura iniziando a rimuovere lo stand. Erano rimaste poche persone e una di loro sembrava interessata al mio progetto e allora sono andato a parlarci: il primo obiettivo era convincerla a sedersi con me allo stand. Dopo avergli spiegato chi siamo e cosa facciamo e soprattutto perché il nostro progetto è ad alto valore di crescita mi ha chiesto di quanto avessimo bisogno per portare avanti il lavoro. E così è andata, sembra semplice e non me l’aspettavo: non amo perdere tempo, evidentemente sono stato efficace».

Ci può raccontare cosa è Agroplexi, cosa fa e quale è il modello di business e tecnologico?

«500 milioni di agricoltori nel mondo hanno un problema comune: l’accesso ai finanziamenti. Agroplexi è un sistema organizzato che permette a queste persone nei mercati emergenti di arrivare ai finanziamenti, o meglio ai finanziamenti di arrivare agli agricoltori. Che, di norma, quasi nessuno vuole finanziare. Nel 2016 ho fatto richiesta per degli appezzamenti di terra di proprietà del demanio per cui avrei dovuto ricevere il 25% di finanziamento pubblico, denaro mai arrivato. Questo mi ha portato alla necessità di finanziare il progetto, volto a coltivare germogli di soya. Agroplexi nasce così.

Sulla nostra piattaforma abbiamo tre prodotti specifici: il primo è un portafogli peer-to-peer che rende più semplice e immediato per gli agricoltori scambiarsi tra loro denaro, ma permette anche transazioni da parte degli stakeholder, da e per i fornitori.

Chiunque nel mondo può usare questa piattaforma per inviare denaro agli agricoltori dietro blockchain. Il secondo strumento è l’affordable financing, attraverso cui il finanziatore può monitorare i progressi in tempo reale collaborando con il team di esperti e con partner affidabili.

Il terzo è un sistema di gestione aziendale, per aiutare agricoltori e cooperativa a gestire la filiera: le risorse disponibili, i registri di avanzamento, la gestione dei soci, tutto è stato digitalizzato migliorando la governance di tutti gli appezzamenti agricoli».

Che significa usare la tecnologia blockchain in agricoltura?

«Significa sostenere e gestire progetti agricoli in modo trasparente utilizzando una struttura tecnologica sicura e chiara. Chiunque, da qualsiasi posto del mondo, può inviare denaro anche tramite criptovalute e questo viene ricevuto istantaneamente e senza commissioni dall’agricoltore.

Le informazioni contenute in blockchain non possono essere editate e sono rese disponibili a tutti nell’ottica di massima trasparenza.

Questo dà credibilità alle stesse informazioni, oltre che garanzie sulla tutela dei dati.

Oltre alla possibilità di scambiarsi denaro c’è una tecnologia di contratti intelligenti che permette la digitalizzazione dei contratti tra persone, per le forniture ad esempio o per gli stessi finanziamenti.

Quando un investitore invia denaro tramite il suo portafogli nell’ambito di uno di questi contratti l’operazione diventa win-win per tutti e siccome c’è garanzia sull’identità digitale del donatore e del ricevitore tutto viene fatto nella massima trasparenza».

Non avete timore che gli agricoltori abbiano problemi nella gestione successiva dei fondi o, più in generale, di queste nuove tecnologie?

«Abbiamo istituito la figura del farm manager e se lo richiedono egli può gestire per conto loro tutti questi aspetti, anche finanziari. Il farm manager è tenuto a stilare dei report e condividerli in piattaforma e può occuparsi di un numero limitato di agricoltori, così da avere sempre un rapporto diretto con loro. Le attività di tutti sono monitorabili costantemente su Agroplexi proprio grazie alla blockchain. È un sistema completo a 360 gradi per la gestione di un business agricolo».

Quindi utilizzate la blockchain non solo per la trasparenza ma anche per il monitoraggio delle attività?

«Esatto. Questo ci rende credibili anche nei confronti delle istituzioni e ci allontana da qualsiasi rischio di riciclaggio mantenendoci in linea con le normative internazionali e locali. Il protocollo che adottiamo si occupa anche del cambio di valuta, quindi se si inviano contributi in Euro tramite la nostra piattaforma a un agricoltore in Nigeria questi li riceverà in Naira e lo stesso accade in senso contrario e senza costi di conversione. Questo sta rivoluzionando il nostro piccolo mondo agricolo locale».