Design the life you love

La prima volta che abbiamo citato Ayse Birsel era dentro al percorso di Fabula preparato da Mafe, per la precisione nel capitolo “Trovare la bussola“.

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Design the life you love è un libro che non contiene la rivelazione finale per la tua vita, che non contiene il metodo infallibile per diventare ricchi, che non contiene la ricetta segreta del viver bene. Ma è un libro che, per me, è diventato semplicemente insostituibile.

Per questo motivo ho pensato di lasciarne una traccia riassunta per Wolf. Perché per alcuni è un libro di auto-aiuto. Per altri puro marketing fine a sé stesso. Per altri ancora un libro che ti esaurisce, che non ti aiuta affatto. La mia recensione preferita su Goodreads fa così:

«This is not the self-help that will change your life.
Or at least it didn’t change mine».

Ora. Io non so, esattamente, in quale punto delle nostre esistenze siamo rimasti talmente condizionati dalla struttura in tre atti dei blockbuster americani. In quale punto, esattamente, abbiamo immaginato che ci dovesse arrivare l’illuminazione, che ci fosse il secondo turning point (cfr. La sceneggiatura, Syd Field, uno dei miei preferiti da leggere rigorosamente insieme a Il viaggio dell’eroe di Chris Vogler), che ad un certo punto arrivasse nelle nostre esistenze un oggetto magico, un libro in questo caso, a cambiare le nostre vite.

No, Design the life you love non cambierà la tua vita. Esattamente come non sarà un elenco di keyword a far migliorare quel che fai, esattamente come non saranno i numerelli magici, i forecast e quant’altro. È un libro, questo, come altri, come tutto il percorso che cerchiamo di costruire con Wolf, che ci consegna un metodo per progettare (una vita, un lavoro, un’azienda).

Non è facile riassumere il lavoro di Birsel e non è questo l’intento. L’intento è piuttosto vedere insieme i quattro passi e i vari strumenti che la designer suggerisce in fase di progettazione.

Con un’avvertenza: siccome le cose cambiano, noi cambiamo, il mondo ci cambia attorno, questo percorso di progettazione è un percorso da reiterare, da rendere ricorsivo.

Il percorso (ripeto: ricorsivo. Cioè: arrivati alla fine si ricomincia) è fatto così

  • Destrutturazione
  • Punto di vista
  • Ricostruzione
  • Espressione
  • Esperienza

Prima di cominciare, però bisogna riscaldarsi. Il riscaldamento è uno strumento, il primo che ti suggerisce Birsel. È una fase fondamentale in qualsiasi processo creativo, di progettazione, in generale per approcciarsi al lavoro. Una delle principali raccomandazioni quando si fa attività fisica è il riscaldamento. Perché vogliamo così male al nostro cervello da pensare che debba entrare in attività senza una mano? Da un po’ di tempo lo faccio usando un esempio che ha proposto Bruno Munari. Disegno 21 punti e provo a unirli in modi diversi. Oppure provo a disegnare un oggetto singolo, qualcosa che vedo, che fotografo. Birsel ti suggerisce di riscaldarti la mente disegnando. Bastano 5 minuti e, no, non dev’essere bello, perfetto, da pubblicare, quel che di segni. Quindi non vale la scusa non lo so fare. Questi sono degli esempi dei miei warm-up, per capirci: non certo dei Picasso. Quindi: niente vergogna. Prendi una penna, una matita, un pennarello, un colore e disegna per cinque minuti.

Destrutturazione. È quella che in Fabula Mafe chiama “smontare il campo“. 10 minuti di tempo, foglio bianco, disegni una mappa della tua vita mettendoti al centro. La puoi fare come vuoi. Per componenti ovvie, meno ovvie, dividendo te, lavoro, famiglia, tempo libero, salute. Oppure pensando a come dividi il tuo tempo di solito. O in qualsiasi altro modo ti venga in mente. Mettici tutto. E poi esercitati a destrutturare un singolo aspetto di quel che fai e di come vivi la tua vita. Il secondo strumento è la mappa.

Birsel poi suggerisce di dividere un foglio in quattro quadranti: emozioni (come ti senti) e fisicità (tutto ciò che è legato a tuo corpo e alla sua presenza fisica), intelletto (tutto ciò che occupa il tuo cervello, i tuoi pensieri) e spirito (le cose in cui credi). E dentro i quadranti, destruttura. Il libro ti propone esempi, ma non c’è un modo giusto e uno sbagliato di farlo. I quattro quadranti sono il terzo strumento.

Ora scopri dentro a quel che hai scritto, destrutturando, che cosa ricorre. Se ci sono delle rivelazioni, cose che puoi scoprire su di te. Che cosa c’è troppo. Che cosa c’è troppo poco. Dove ci sono costrizioni. Dove ci sono opportunità.

Punto di vista. Dove sei oggi e dove vorresti arrivare. In fondo questo è lo scopo di qualsiasi progettazione: dalla progettazione di una casa a quella di un piano di allenamenti o di studi, da un piano editoriale a un progetto di vita, prché no. Per inquadrare bene il punto di vista, Birsel propone due strumenti.

  • Gli eroi: chi sono le persone che apprezzi davvero nella tua vita? A chi ti ispiri? Chi ammiri davvero? Disegna un elemento che li caratterizza (sì, anche male!) e poi scrivi le caratteristiche che li rendono proprio i tuoi eroi. Anche qui ci saranno dei percorsi comuni fra gli eroi che trovi.
    Dopodiché, Birsel fa il capolavoro e ti dice: ok, ok, tutto bene, è giusto che ciascuno abbia un eroe, più eroi di riferimento. Ma ricordati che qui la protagonista, il protagonista della storia sei tu: sei l’eroe.
  • La metafora: trova una metafora per la tua vita attuale. Trovane una per quella che verrà. Disegnale (ci risiamo: anche male!) e descrivile entrambe, per iscritto. Se può esserti d’aiuto un esempio – anche se io scopro che più esempi vedo meno funziono e preferisco far da me –, personalmente ho scoperto che la metafora perfetta della mia vita attuale è un giardino dentro il quale io e altri abbiamo seminato e piantato di tutto, senza logica apparente. E così ci trovi dentro baobab, gramigna altissima, orchidee, piante infestanti, bacche velenose, frutta, piante aromatiche. Inutile dire che il percorso dovrebbe portarmi verso un giardino più ordinato ma non meno variegato (non troppo, almeno)

A questo punto, se riguardi tutto quel che hai fatto, scritto, disegnato, troverai sicuramente delle parole che ricorrono, delle liste che rappresentano la vita che stai progettando.

Ricostruzione: abbiamo destrutturato. Abbiamo individuato partenza e arrivo del percorso che vorremmo. Abbiamo individuato anche le fonti di ispirazione per questo percorso. Bene, adesso bisogna mettere insieme i pezzi e ricostruire. Birsel ti propone un nuovo strumento, la nuova mappa: tre cerchi che contengono tutto quel che vuoi tenere con te. La tua metafora d’arrivo. Ciò che devi assolutamente evitare. Il suggerimento è quello di replicarla per ogni quadrante (emozioni, fisicità, intelletto, cervello).

Espressione: adesso tutto questo lavoro (non è una cosa rapida, è un percorso!) richiede di essere esplicitata. Si può fare in maniera visiva, con un’altra mappa concettuale, una visual map che puoi disegnare come preferisci e che poi potresti appendere alla scrivania o al muro o dove preferisci, con una lettera che scrivi a te stessa o te stesso (guarda che bel servizio, questo futureme.org). Poi dovrai armarti di pazienza, scrivere il tuo manifesto e, sì, c’è anche questa parte, fare una to-do list, la lista delle cose da fare.

A questo punto avrai un percorso tracciato in tutti i suoi aspetti e potrai farne un primo modello, capire cosa devi imparare – già, ti toccherà studiare, probabilmente – capire cosa condividere, come visualizzare l’obiettivo (la mappa visuale aiuta in questo), come prototipare e infine darci dentro e vivere quel percorso.

L’esperienza, infatti, è l’ultimo punto.

Ma è l’ultimo di una ricorsività, perché con il tempo che passa cambiano i tuoi eroi, le tue metafore, cambia il percorso che fai e quello che vuoi. Il bello è che questo metodo, una volta acquisito (nella maniera meno rigida possibile) si può reiterare impiegando sempre meno tempo e facendo tesoro del passato.

Se ti fa ridere, probabilmente non fa per te (anche se io ci proverei).
Se ti sembra macchinoso, dagli una possibilità.
Se senti di essere già dentro al percorso di Birsel, datti tempo e non ti innamorare troppo delle idee.
Se volevi la pietra filosofale, hai sbagliato universo narrativo!

È (solo) uno strumento (e questo riassunto operativo non sostituisce il libro stesso o analoghi, naturalmente).
Spero che tu possa farne buon uso.