Il futuro dei tuoi figli

Durante le riprese del documentario Slow News abbiamo scelto di fare un viaggio a Copenhagen: Lea Korsgaard e la redazione di Zetland, infatti, sono diventati parte integrante del film, dopo l’intervista via mail che le ho fatto nel 2016, in cui la direttrice di questa testata giornalistica danese ha raccontato agli abbonati di Wolf il loro modello di business e dopo averla ospitata a Perugia insieme a Peter Laufer in una conferenza dal titolo “Keep Calm and Slow down”.

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Zetland fa del suo rapporto con la comunità dei lettori un vero e proprio cavallo di battaglia. Volevamo toccarlo con mano e ora si può raccontare qui come si fa, per esempio.

Sara Alfort, giornalista, ha scritto un pezzo dal titolo “Immagina se non decidessi davvero il futuro di tuo figlio” (si tratta di un contenuto a pagamento. Lo puoi leggere gratuitamente grazie al link che ti offriamo e che a nostra volta abbiamo ricevuto in omaggio dalla redazione. Purtroppo, visto che il contenuto è solo in danese, l’unica possibilità per fruirlo a meno che tu non conosca il danese è quella di usare un traduttore. Io, per esempio, l’ho letto con la traduzione di Google Chrome). Il pezzo parla del determinismo genitoriale.

Il tema è stato scelto perché di grande interesse per i membri della community di Zetland, fra cui ci sono moltissime donne e moltissime coppie giovani con figli o in attesa dei medesimi.

Il pezzo è poi diventato un podcast.

La scelta di far diventare podcast gli articoli è stata determinata da un’esplicita richiesta dei lettori di Zetland. I pezzi a volte – mi spiegava una delle loro sostenitrici – sono letti dai giornalisti stessi. Che non sono speaker professionisti ma sanno come interpretare il pezzo che hanno scritto.

Dopo l’articolo e il podcast è arrivato un libro sul medesimo tema.

E visto che la community dei lettori ha mostrato un interesse enorme per tutto questo “pacchetto” di contenuti e per l’argomento, è arrivato il quattordicesimo evento Zetland Live. Sì, perché il meccanismo funziona così: quando un pezzo riscuote successo nella community, si candida a diventare evento.

Quello sul determinismo genitoriale è diventato un “caso”, un “prototipo”. Invece di fare un evento tradizionale, Sara Alfort, giornalista, si è messa in gioco, di fatto preparando un vero e proprio spettacolo e “recitando” sul palco.
All’ingresso del teatro, il libro era in vendita, insieme ad altri prodotti di Zetland. Anche gli abbonati a ZetlandTre situazioni riproponevano in maniera metaforica alcuni dei concetti chiave del tema – persino non conoscendo il danese il senso generale del piccolo show risulta autoevidente. Alcuni personaggi si accompagnavano sul palco alla giornalista. I vari mood dell’evento era altrettanto chiaro:

  • coinvolgimento fin dal principio con domande al pubblico
  • tempi comici
  • momenti molto seri
  • comicità amara
  • complicità fra la giornalista e il pubblico

Questi ingredienti, miscelati sapientemente in uno spettacolo senza saluti istituzionali, senza preamboli o premesse, hanno fatto sì che i 200 presenti (paganti) abbiano fruito di un qualcosa di unico, di enormemente relazionale.

Infine, il dibattito con le domande. Molto semplice e ben organizzato:  è bastato avere una domanda preparata da una persona vicina alla redazione per dare il là a domande e condivisioni.

Poi, come coda finale, tutto il pubblico è stato invitato a cantare insieme una filastrocca per bambini. Anche qui, pur non capendo le parole, l’emozione e il coinvolgimento erano evidenti: mentre facevo le riprese mi è venuta, letteralmente, la pelle d’oca.

Parlando con alcuni dei member della community di Zetland, sono arrivate le conferme: l’importanza del rapporto relazionale con i giornalisti, la creazione di contesto e prospettiva, i pochi pezzi scelti e molto ben fatti, l’ascolto dei bisogni della comunità di riferimento, l’importanza di uscire dalla classica agenda dei media tradizionali, dall’ansia per le breaking news. Persino in un contesto come quello danese dove la fiducia nei media tradizionali è la più alta d’Europa e – di contro – è la più bassa quella nell’informazione erogata attraverso i social media, la consapevolezza del pubblico è tale per cui diventa evidente che in un contesto di sovrapproduzione e di difficoltà ad orientarsi, una pubblicazione che limita i contenuti, li contestualizza, li mette in relazione, ne realizza pochissimi al giorno, è una pubblicazione che pensa alle persone. E per questo è contemporanea e guarda al futuro. «Siamo nel 2008», mi ha detto una delle loro sostenitrici, «è ora che i giornalisti si confrontino con il loro pubblico».

Sono tutti concetti che le persone “ordinarie”, quelle del pubblico, hanno sciorinato in maniera molto personale ma altrettanto chiara. Il che ci insegna senz’altro che in Danimarca, in particolare nella capitale, rispetto alla fruizione dei contenuti, siamo in presenza di un contesto culturale pronto a questo tipo di operazioni.

Ma questo non può essere l’alibi per dire che l’Italia è diversa, che “il mio settore è diverso”: bisognerebbe, invece, mutuare l’approccio che funziona e riadattarlo.

In questa breve disamina, in effetti, non c’è la ricetta per tutti, non c’è la pappa pronta né la formula del successo. Ma ci sono alcune lezioni che non possiamo trascurare, qualunque sia il settore in cui operiamo

  • il contenuto come elemento relazionale e la vendita di relazioni
  • la capacità di declinare i contenuti in tutti i formati possibili
  • l’ascolto delle persone nel continuo redesign del prodotto, che deve diventare non già un’ossessione ma un processo graduale
  • la voglia di fare qualcosa di nuovo, il coraggio di provare e di rischiare
  • l’importanza di partire con un progetto e poi di riadattarlo al contesto e al tempo che passa
  • la prontezza a cambiare in corsa, ad aggiungere pezzi al progetto, chiuderne altri
  • il tempo e la pazienza. Zetland ha cominciato le pubblicazioni nel 2012. Nel 2016 Zetland aveva 2500 membri paganti. Nel 2018 sono diventati 10mila.
  • la necessità di non sottovalutare mai il proprio pubblico e di non trattarlo in maniera passiva
  • la necessità di fare qualcosa di diverso, anche per pochissimi, per crescere nel tempo, con un progetto coerente e di lungo periodo

Credo che questi elementi ci raccontino – al di là dell’interesse specifico per il giornalismo – alcune delle modalità con cui opera un’azienda contemporanea che punta a costruirsi una stabilità nel tempo.

Così come il determinismo parentale è un’illusione e non potrai determinare il futuro dei tuoi figli, allo stesso tempo non potrai determinare il successo di quel che inizi a fare. Ma ci sono alcuni elementi che fanno perlomeno parte delle condizioni necessarie, non sufficienti, per partire col piede giusto. In fondo, il futuro dei tuoi figli dipende anche da quel che saremo capaci di fare nell’ecosistema digital-reale.

(AP)