Connessi dal futuro: un esempio di social business

Olafur Eliasson è un designer danese-islandese. Frederik Ottesen è un ingegnere e imprenditore. Insieme hanno creato Little Sun. L’idea del progetto è tanto semplice quanto ambiziosa.

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Si tratta – in origine – di una lampada portatile solare a forma di fiore (un po’ girasole un po’ margherita), alimentata grazie a un piccolo pannello solare che si trova sul retro. La lampada è dimmerabile e, con circa cinque ore di carica solare, può erogare fino a 50 ore di illuminazione. Oggi il negozio online propone qualche prodotto in più.

Uno shopper di stoffa, un’altra lampada solare (a forma di diamante), un caricatore per smartphone solare, un supporto che può servire ad appoggiare le lampade quando illuminano o ad appendere lampade o caricatore a una borsa dal lato del pannello solare, in modo che si ricarichino mentre ci si sposta all’aperto.

«Crediamo che il potere dell’energia sostenibile trasformi la vita, specialmente per quel miliardo di persone che vivono senza alcun accesso all’energia»

spiegano i due fondatori sul sito del loro progetto.

«Il nostro prodotto a energia solare e il nostro business model sociale sono perfetti per le comunità senza energia e portano il sole a tutti».

Se c’è un progetto fra tutti quelli che ho incontrato, conosciuto, studiato, che incarna alla perfezione il concetto di integrazione fra vita reale e digitale, design, funzione, modello di business, marketing, filosofia, valori, comunicazione, e che si potrebbe usare come esempio concreto di design thinking, da sviscerare in ogni sua singola parte, be’, quel progetto mi sembra proprio Little Sun.

La coerenza si evince da ogni elemento del progetto.

Sul digitale, nella cura del sito, tanto per cominciare. User experience facilissima, testi curati, chiari, coerenti fino in fondo con la missione finale: è tutto molto seplice, tutto orientato alla costruzione di una grossa consapevolezza rispetto al business e al suo ruolo sociale. Rispetto al senso di appartenenza a una comunità globale. C’è attenzione persino allo snippet che viene mostrato dai motori di ricerca quando si digita “Little Sun”.

Vogliamo guardare la loro immagine social?
Facebook, Instagram, Pinterest, Twitter.
Ciascun canale è declinato coerentemente con gli spazi offerti da quel canale e con il loro modo d’uso. Su Twitter e su Facebook ci sono notizie che riguardano l’azienda e altre che riguardano la filosofia abbracciata, fotografie, video. Su Pinterest gallery di immagini che mostrano, ad esempio, come puoi utilizzare Little Sun con creatività.

Anche Instagram è il racconto per immagini della storia e della filosofia di Little Sun. E del suo impatto.

Facciamoci caso: si fa molta meno fatica a credere al “we are all connected by the sun” che dichiarano i due imprenditori rispetto a Mark Zuckerberg che dice che la missione di Facebook è connetterci tutti. Perché?
Proprio per questa coerenza intrinseca fra tutti gli elementi che ci aiutano da un lato a definire il concetto di social business e dall’altro a dare un volto concreto a quel concetto astratto che ci sembrerebbe essere l’integrazione. E a tutta un’altra serie di concetti astratti,  a partire dall’impatto sociale.

Una luce portatile solare è un prodotto piccolo che può avere un ricasco positivo enorme su un miliardo di persone (non solo se il prodotto stesso si diffonde: basta che si diffonda l’idea che questo prodotto sottende). Può avere il famigerato impatto.Tant’è che c’è anche una sezione che si chiama “il nostro impatto“, con una serie di dati molto semplici e poi tutti i punti cruciali del progetto. C’è una sezione con i prezzi speciali per le missioni umanitarie.

Anche la spiegazione di come il singolo acquirente possa incidere è molto chiara e la si ritrova anche nelle – solitamente aride – schede prodotto.

«Quando compri prodotti Little Sun, rendi l’energia solare disponibile a comunità senza elettricità ad un costo che è sostenibile localmente. Per ogni Little Sun venduto, uno va a uno dei nostri partner nell’Africa rurale, dove formiamo venditori locali e portiamo energia solare a chi ne ha più bisogno».

Chiaramente, Little Sun è una società certificata come B Corporation. Cosa che, come ha scritto Mafe de Baggis, non solo diventerà una necessità da verificare e misurare ma, col tempo, sarà anche un’importante leva di business.

Cosa impariamo da Little Sun?

  • ci vuole un’idea e persone che la sappiano progettare, disegnare, sviluppare, comunicare, vendere (non c’è ordine di importanza ed è sempre il tavolo delle competenze)
  • ci vuole coerenza fra digitale e reale, fra il footer del sito e la scheda dell’ecommerce, fra la missione e la singola foto che condividi su Instagram
  • ci vuole consapevolezza per il futuro, delle tematiche che contano, dell’impatto che abbiamo e che hanno le nostre idee sulla società e sul mondo
  • ci vuole senso di appartenenza alla comunità umana
  • ci vuole trasparenza nel dichiararsi alla comunità
  • ci vuole coraggio nello spostare in alto l’asticella
  • ci vuole senso della misura nella quantità di prodotti e di contenuti che si producono

Non è Facebook che ci connette tutti. Non è nemmeno l’internet. Siamo connessi dal futuro e dal modo in cui ce lo immaginiamo e proviamo a ridisegnarlo nel presente.