Guarda la blockchain in azione

Nel gruppo di conversazione di Wolf ho pubblicato il link a una delle migliori spiegazioni semplici che si possano trovare online sulla blockchain: video, 3 minuti e via. Per tutto il resto, c’è Wolf.

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Su questo pezzo di Wired che puoi leggere per approfondire ho trovato lo spunto per iniziare a comprendere le applicazioni della blockchain nell’unico modo possibile: usandole.

In particolare, voglio proporti Graphite.

Non è nient’altro che un ambiente di scrittura collaborativa. Al momento contiene documenti, fogli di calcolo e la possibilità di fare conversazioni.

Siccome – la faccio molto semplice perché non ha più senso farla complessa – non ci sono terze parti che controllano i contenuti, i dati, be’, tutto quello che salvi all’interno di Graphite è riservato e non ha alcun tipo di controllo.

Ti pare poco?

Come scrive Tom Simonite,

«Quando scrivi in Google Docs, tutte le parole vengono mandate al server che eroga la pubblicità della società e tu devi aver fede nel fatto che i tuoi dati verranno lasciati lì. Anche se Google ha una politica sulla privacy e un’ottima reputazione rispetto alla sicurezza del dato, avrebbe la possibilità tecnica di fare quel che vuole con le informazioni che gli hai lasciato».

Con Graphite è tutto diverso. Proprio perché, lo faccio spiegare sempre a Simonite

 «Grapite Docs è costruito su Blockstack, una piattaforma per applicazioni internet decentralizzate, sviluppata dalla startup omonima. Puoi accedere alle applicazioni sulla piattaforma attraverso un browser, ma girano localmente, sul tuo computer».

Così, questa mattina ho aperto un account su Blockstack (che per inciso è anche un wallet per bitcoin, volendo). L’ho validato – ironicamente, collegandolo al mio account Facebook con una condivisione pubblica che ai miei «amici» sarà sembrata un po’ strana, ammesso che l’algoritmo l’abbia mostrata loro – e ho iniziato a lavorare con Graphite.

Non succede niente di strano, sia chiaro.

Ma sapere cosa «c’è sotto» ti dà la sensazione che in effetti non sia affatto vero che tutto quel che doveva succedere su internet è andato storto. Anzi.