Membership significa appartenenza!

Nel 2015, quando la mia condizione lavorativa mi aveva spinto, per necessità, a studiare modelli di business alternativi per il giornalismo, ero nel bel mezzo di una specie di rivoluzione personale e mi abbeveravo a tutte le fonti possibili. Una delle mie fonti era Jeff Jarvis che, nel 2015 a Perugia, aveva pronunciato una delle parole più interessanti dal mio punto di vista per elaborare, un anno dopo, i miei modelli di business per il giornalismo del futuro.

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La parola chiave di Jarvis era membership.

Se segui il percorso di Wolf sai che ho un’idiosincrasia profondamente radicata per gli anglismi trapiantati a caso nella lingua italiana, soprattutto nel mondo digital e nel web marketing. Così, siccome l’idea di Jarvis ha solide basi in esempi concreti e non è un’idea del 2015 ma affonda le proprie radici in un substrato che non è nient’altro che l’umanità, mi ero affrettato a scrivere un pezzo dal titolo Membership significa appartenenza, che oggi ho riproposto sul mio sito personale perché c’è un importante aggiornamento da fare. L’aggiornamento – se partecipi alle conversazioni sul gruppo di Wolf sai già di cosa sto per parlare – riguarda una realtà italiana che ha implementato la membership.

Si tratta del Messaggero Veneto, che ha lanciato Noi Messaggero Veneto. Naturalmente mi sono iscritto subito.

Lasciamo da parte il fatto che, per ovvi percorsi personali autoconfermativi, sono semplicemente entusiasta di questo lancio (fra le altre cose, sono da sempre convinto che la sfida del giornalismo oggi sia locale, sia in senso geografico che in senso tematico): dismetto i panni del groupie e rimetto quelli dell’analista.

Questo è il messaggio di benvenuto che si riceve.

È apprezzabile lo sforzo, anche nella mail transazionale, di usare un linguaggio che fugge dal «Grazie per esserti iscritto» e che si rivolge a me in maniera naturale. Avrei evitato la parola community e spinto ancora un po’ sulla conversazione. Come scrivevo nel numero 136 di Wolf in un pezzo dal titolo Skift e le persone al centro, per me le mail transazionali migliori sono quelle che mettono la persona al centro nella maniera più evoluta possibile (quella roba che, orrendamente, in alcune slide di alcune realtà, cominci a veder chiamata come user centricity). Tipo, così.

Persino in un messaggio di cancellazione da un database si può essere interessanti e parlare alle persone.

A proposito di database e newsletter, la membership del Messaggero Veneto ha due newsletter: le notizie del giorno e la bussola del direttore.

Una volta iscritti alla membership – non sono propriamente in target geografico, ma lo sono da analista, chiaramente – si possono vedere le anteprime delle due newsletter.

Esiste il gruppo chiuso su Facebook, evidentemente in rodaggio: è appena partito, ma il fatto che in termini di catalizzazione di una comunità di persone si pensi a creare un gruppo chiuso è già una buona notizia di per sé: bisognerà poi vedere come verrà usato, ma se si rinuncia all’idea dei grandi numeri e si mantiene dritta la barra per l’uso del gruppo per quel che è (una piattaforma di conversazione, relazionale, come tutti gli strumenti digital, di fatto), allora è molto probabile che l’osservazione di questa realtà possa dare buone soddisfazioni e faccia da apripista.

Poi ci sono anche gli eventi.

Il pezzo in cui Marianna Bruschi racconta l’operazione è davvero una ventata di freschezza per il giornalismo italiano. Soprattutto quando scrive:

«I progetti di membership hanno alla base la fiducia delle persone nei confronti del giornale del proprio territorio e la disponibilità dei giornalisti di rendere ancora più trasparente il proprio lavoro.

Noi Messaggero Veneto è prima di tutto una sperimentazione e di questa emana il fascino magico. È l’energia di poter rischiare, di poter provare. È la possibilità di apparecchiare sulla scrivania le idee. Sperimentare vuol dire anche imparare per arrivare al prodotto migliore».

Si nota, e questo mi dispiace un po’ – Marianna riceverà questo pezzo, naturalmente – che c’è ancora un distacco formale o forse sostanziale fra l’universo umanistico e quello tecnico. È nascosto in questa frase qui, quel distacco:

«Il sito www.noimessaggeroveneto.it mi piace definirlo elastico, con buona pace di tecnici, grafici e sviluppatori».

È un dettaglio, è vero. Forse salta agli occhi – e racconta molte cose – a chi ha dimestichezza di dinamiche che si instaurano in realtà redazionali. Ma è un dettaglio importante e spero che non sia inficiante. La collaborazione fra reparti è un requisito fondamentale per sviluppare prodotti che sfruttino tutte le leve possibili, anche quelle offerte da tecnologie che non esistono ancora. O il cui design è in fase embrionale, come i bot. Insomma: è un dettaglio, ma potrebbe nascondere molto: spero non sia inficiante.

Bruschi racconta tutto quel che si dovrebbe fare in un lancio di prodotto e quel che da queste parti teorizziamo da tempo. C’è lo studio:

«Dietro le newsletter di “NoiMv” ce ne sono almeno una trentina: sono quelle a cui ci siamo iscritti per studiare, per capire chi, soprattutto all’estero, ha consolidato un’esperienza, e chi in Italia muove i primi passi». […]

«Anche dietro a questo contenitore c’è uno studio: abbiamo guardato cosa fanno gli altri per capire come adattarlo alle nostre esigenze».

C’è l’identità della testata:

«ha una grafica tale da rendere l’esperienza del lettore uniforme a tutto ciò che già conosce: sappiamo sempre dove siamo».

C’è la relazione con i lettori e c’è la trasparenza.

Inoltre, anche se per il momento l’unica differenza fra un iscritto curioso come me e il pagante è il fatto che chi paga riceve e legge tutto il giornale, è evidente il tentativo di impostare un’operazione che cercherà nuove leve di monetizzazione.

Peccato per l’uso della parola utenti che è scappato più d’una volta nell’intervista al direttore editoriale che spiega il progetto.

Non c’è nulla di male in senso assoluto, per carità. Ci siamo cascati tutti. Io stesso ci sono cascato più volte e ho capito il punto solo di recente. Al punto che, per esempio, ho cancellato quella parola così burocratica da tutte le pagine della seconda edizione del mio libro (cfr. Il giorno che ho cancellato la parola utente dal mio libro). In questo mio percorso di comprensione della differenza fra persone e utenti ha pesato tantissimo la partecipazione di Mafe e Filippo a Wolf e la nostra frequentazione come redazione. Sono percorsi, flussi.

Infine, non sono molto convinto del nome, Noi Messaggero Veneto. Ma non è il momento di aprire una parentesi sulla creazione di un nome di una sezione di un giornale o di un nuovo prodotto, perché posso solo lontanamente immaginare tutte le dinamiche che ci sono in ballo.

In definitiva, le buone notizie sono:

  • tutto il lavoro di progettazione che si respira dietro a questa iniziativa
  • lo studio
  • la ricerca e sviluppo
  • la trasparenza
  • il lettore al centro finalmente non solo a parole
  • la ricerca di nuove vie per fare

che è un po’ quel che teorizzavamo qui.